PROLOGO: Da qualche parte in Transia

 

Era un braccio, un arto perfetto con la mano artigliata, coperto di pelo rossiccio.

Un braccio che sofisticate apparecchiature stava ricollegando a livello molecolare al gomito da cui era stato amputato.

Un processo delicato e lungo.

Un processo che l’essere di nome Karnivor avrebbe portato a termine, a qualunque costo.

Perché quel braccio apparteneva al suo amato, al suo compagno di vita, per il quale aveva rinunciato a perseguire i suoi antichi propositi di vendetta.

Nella stanza adiacente, su un lettino, il lupo antropomorfo Sir Wulf, nudo, dormiva nel sonno indotto dai farmaci e dai neurosoppressori. Si sarebbe svegliato solo quando l’operazione fosse stata portata a termine.

Una frazione della mente di Karnivor era lucida, perfettamente in grado di gestire e visionare il processo in ogni dettaglio.

Un’altra frazione era accesa dalla furia. Quei…cuccioli incapaci erano riusciti a ferire il suo amato[i]! Non il nemico. Loro! E non l’avrebbe fatta passare loro liscia, oh no!

Il lupo digrignò le zanne.

Sì, ci sarebbe stato l’inferno da pagare, per loro!

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 23: Le Anime Smarrite nel Sottomondo

 

 

Il Morlockworld, New York City

 

“E ora cosa facciamo?”

Domanda curiosa, visto che il ‘noi’ sottinteso era di un branco di dodici lupi mannari.

Ø      Jon Talbain, il Capitan America del Popolo.

Ø      El Espectro, vale a dire l’unione del feroce Carlos Lobo e dello spirito del suo defunto fratello Eduardo.

Ø      Il Predatore nel Buio, il potente Deviante

Ø      Fenris, il Dio-lupo Asgardiano, figlio di Loki.

Ø      Warewolf, il mannita.

Ø      Kody, figlio di una strega e di un mannaro.

Ø      Ferocia, l’ultima licantropa Hyboriana.

Ø      Volk, il licantropo figlio della scienza del Patto di Varsavia.

Ø      Hellwolf, mutante Russo.

Ø      Sorella Ursula, una rara licantropa figlia della Chiesa Cattolica.

Ø      Maximus Lobo, nonno di Carlos e combattente di rara forza.

Ø      Nightwolf, un umano investito dei poteri del Popolo.

 

Erano i più potenti della loro specie, insieme erano invincibili.

Ed erano senza la loro coppia alfa. Senza i loro capobranco.

Fu Jon Talbain a rispondere alla domanda posta da Kody. “Potrebbero esserci altri membri del Popolo-Ombra sparsi per questi tunnel. Ci divideremo in due squadre: una di voi si occuperà del branco migratorio come concordato, gli altri soccorreranno i superstiti del massacro di Demogorge.”

“Dividerci ancora?” ringhiò Lobo, mettendosi muso a muso con Talbain. “Brillante! E tu saresti un candidato a capobranco? E chi guiderà la seconda formazione?”

Talbain sostenne lo sguardo degli occhi rossi. “Io, tu, Nightwolf, il Predatore ed Hellwolf ci occuperemo dei superstiti. Ferocia, trasporta gli altri presso la zona indicata per l’appuntamento con i migratori. Espectro, a te il comando del branco. Noi vi raggiungeremo quanto prima. Ci sono domande?”

“Non ha senso separarci! Se ci sono superstiti, lascia che se la vedano da loro. Se sono adatti a farcela*urk!*” non poté aggiungere molto, con una zampata di artigli piantati in gola!

“Questi discorsi li riservi per un essere umano. Il Popolo aiuta sé stesso, ogni volta possibile. Inclusa questa. E non intendo ripeterlo!” Non lasciò la presa, in compenso, se non quando Lobo non abbassò lo sguardo.

Jon lanciò un’occhiata a Ferocia. Lei gesticolò la forma di un sigillo mistico, e sette mannari scomparvero in un bagliore[ii].

Jon osservò la biforcazione davanti a loro: senza una mappa, quel posto poteva rivelarsi una trappola. Le uniche uscite davano sulla superficie, e l’ultima cosa che voleva era portare il branco in vista degli esseri umani. “Hellwolf, riprova a contattare gli alfa.”

Il mannaro nero digitò con un artiglio sulla ricetrasmittente, ma senza effetto. “I costruttori di questo posto hanno fatto un ottimo lavoro: siamo perfettamente isolati.” Del resto, non c’era da aspettarsi da meno: il Morlockworld, nelle intenzioni dei suoi progettisti, doveva servire come il perfetto rifugio antiatomico per quanti più newyorchesi possibile.

“Posso sapere perché mi vuoi qui fra i pezzi grossi?” chiese Nightwolf, l’unico umano di quel branco. “Insomma, non ho esperienza, e non divento grande neppure la metà di voi cristoni…”

“Appunto,” lo interruppe Jon. “Approfittane per fare un po’ di esperienza adesso, finché posso valutarti personalmente. E ora taci.” Imitato dagli altri tre lupi, Jon fiutò attentamente l’aria, filtrando via l’odore del sangue e della morte dispensati dal Demogorge.

Poi, tutti udirono il grido, un verso più simile ad un guaito.

Un cucciolo!

Scattarono verso quella voce senza aspettare un momento!

 

Il cucciolo in questione, forse proprio per la sua età, assomigliava ancora a un ragazzino, con il muso quasi piatto, anche se già vi si intravedevano i futuri tratti dell’animale, come il tartufo del naso. Le orecchie erano lunghe ed appuntite, gli occhi grandi e verdi. La pelliccia era uno strato rado e castano, anche se gli artigli erano tutt’altro che poco sviluppati.

Ma servivano a ben poco con un mostro d’uomo dalla carne di pietra. Un uomo che lo stava tenendo per la gola, schiacciato contro il muro.

“È tutta colpa di quelli come lui. Attirano il male, sono il male.”

“Mangiano la gente, attirano attenzione!” sibilò una donna dai capelli bianchi e la voce roca dietro di lui.

“Sono rimasti in pochi, liberiamocene!” disse un altro uomo, dalla pelle a scaglie. “Usiamo lui come esca per stanarli! Usiamo i suoi pezzi!” La sua voce aveva un timbro malsano, isterico.

“I suoi pezzi…che idea interessante.” L’uomo di pietra strinse ancora un po’. “Sì, faremo proprio così. In fondo, chi piangerebbe la vostra scomparsa, assassini…NYARGH!”

Il colpo gli arrivò addosso con una potenza sufficiente a squarciargli la schiena come carta! Blocchi di pietra volarono via insieme al sangue.

Il mutante ricadde all’indietro, contorcendosi per il dolore. In tempo per vedere la figura di Maximus Lobo fermare la sua corsa con una aggraziata scivolata sull’acqua.

“Il tuo concetto di forza si basa sulla brutalità contro i piccoli?” ringhiò il lupo, e il suo sorriso divertito fu qualcosa di tremendo da vedersi. “Perché non te la fai con qualcuno della tua taglia?”

Gli altri due Morlock non avevano avuto neppure il tempo di capire che stesse succedendo….ma quando si trovarono circondati da altre quattro paia di occhi scintillanti, nessuno si sentì particolarmente ‘eroico’.

“Se volete finirci, fate pure,” disse la donna dai capelli bianchi. “Ma i Morlock non smetteranno di cacciarvi come gli…” si trovò cinque artigli ad accarezzarle la gola.

“’Come gli animali che siete’, volevi dire?” fece Hellwolf, sussurrandole nell’orecchio, punzecchiandole la carne. “Storia vecchia, frase abusata. Voi senza pelo non sapete dire altro?”

Lei, in preda al terrore atavico dell’Uomo verso il licantropo, doveva sforzarsi solo per non svenire.

“Lasciala,” disse Talbain. Poi, al pelledirettile, “Quanti siete? Come è struttura la vostra comunità? Avete un capo?”

“State…scherzando..?” l’uomo di pietra si alzò in piedi, per poi appoggiarsi alla parete. “Voi vivete quaggiù con noi, come fate a…”

“Veniamo dall’esterno. Siamo un altro…ramo della nostra gente.”

“Allora non saprete nulla,” disse la donna. “I nostri persecutori erano i soli a conoscere i nostri segreti, e in questo momento stiamo facendo il possibile perché gli ultimi non rappresentino mai più una minaccia.”

“Ho io quelle informazioni,” disse il cucciolo in perizoma.

“Piccolo…” il pelledirettile fece scattare una lingua lunga come una frusta, rigida come una lancia, verso il cucciolo.

Gli artigli di Talbain si allungarono come pugnali, e con un colpo la amputò fino alle labbra. Il mutante cadde in ginocchio, reggendosi la bocca sanguinante.

Lobo lo afferrò per il collo, e lo spezzò come vetro, senza sforzo.

“Credo che questo chiarisca la nostra posizione, signori,” disse Talbain. “Noi possiamo fare in modo che voi cessiate di essere un problema per la nostra gente. Prendete il vostro morto e seguiteci. Tu, cucciolo: come ti chiami?”

Quello annuì. “Mi chiamo Nicholas. Ci sono un sacco di comunità, quaggiù: si tratta di mutanti, anche se dopo il massacro non ce ne sono così tanti, e poi ci sono i derelitti e i rifiuti della società. Ci sono anche degli squatters, ribelli alla globalizzazione… Non c’è un gran capo o qualcosa del genere, tranne che per i mutanti. Loro si considerano una categoria a parte.”

“Piccolo…traditore…” il mutante roccioso sibilò. “Appartenevi alla nostra comunità praticamente da quando nascesti.”

Nicholas gli ringhiò di rimando. “E voi avete dato la colpa a  me per gli attacchi dei mannari! Volevate uccidermi, fino a poco fa! Dovrei esservi grato?”

Lobo gli mise una mano sulla spalla. “Tanto coraggio in questa palletta di pelo. Mi piaci, giovane Nicholas.”

“Sai dove trovare il loro capo?” chiese Talbain.

“Vi ci posso portare…”

In quel momento, una luce si accese in fondo al tunnel.

Sotto la pelliccia, Nicholas impallidì. “È lui! Ci ha trovati!”

Getti globulari di energia saettarono nell’aria, ognuno in cerca del proprio bersaglio!

I lupi saltarono via, evitando solo all’ultimo istante di essere colpiti in pieno. Maximus, invece, usò il proprio corpo per fare scudo a Nicholas! Fu sbalzato contro una parete, lasciandovi la propria impronta.

“NO!” urlò Nicholas…per poi essere afferrato per la collottola da una mano di pietra.

“Coraggio, capo, falli a pezzettini!” disse il mutante. Poi riprese a stringere il collo del ragazzo…

Un oggetto dai riflessi metallici saettò nell’aria. Il nunchaku di Talbain colpì in pieno il polso, facendolo scricchiolare, incrinando la roccia. “Maledetto!” ringhiò il mutante reggendosi l’arto fratturato.

Altri globi saettarono nell’aria. I lupi compirono una vera e propria danza nell’evitare il nuovo attacco. Fu il Predatore a decidere di spostare gli equilibri della battaglia, gettandosi in avanti come un missile, a tutta velocità, sollevando una scia di acqua.

La donna avvolse sé stessa ed il mutante in una cortina di energia. “Non hanno più la sorpresa dalla loro, Tom, ma dobbiamo ritirarci. Questo campo impedirà loro di…NO!”

Al posto del suo amico, adesso, c’era un licantropo simile a Maximus Lobo, anche se senza la striscia argentea della cresta.

“Sì,” disse il mannaro, piantandole gli artigli nello stomaco. E quando lei fu morta, il mannaro scomparve, per lasciare il posto ad un esterrefatto Tom. “Maria..? Che cosa…che cosa ti ho fatto?”

“Quello che io farò adesso a te!” disse Maximus, piantandogli un colpo nella schiena ferita. “Te lo dovevo, no?”

 

Altri colpi riempirono l’aria, esplodendo contro l’acqua e contro le pareti, ma tanto valeva cercare di acchiappare un fantasma.

Il Predatore si muoveva ad una tale velocità che l’inerzia da sola gli bastava per correre lungo le pareti.

Purtroppo, perso nella sua brama di sangue, il licantropico Deviante dimenticò che più si avvicinava, più diventava un facile bersaglio…

 

Ci fu come un’esplosione dal fondo del tunnel, e subito dopo la figura del Predatore, schizzando come un ciottolo, fu rispedita da dove era partita.

“Chi è il nostro avversario, Nicholas?” chiese Talbain.

Il ragazzo scosse la testa. “Non potete batterlo! Per favore, arrendetevi, Gabriel è troppo potente!”

Come a provare le sue parole, questa volta una rete di energia avanzò verso il gruppo. Una rete che correva da una parete all’altra, dal soffitto al pavimento, sollevando nuvole di vapore al contatto con l’acqua.

“La sola resa di un lupo è la morte, Nicholas. Gabriel lo imparerà presto.” Talbain schizzò in avanti. Saltò, e la sua figura fu avvolta da un guscio di energia. Dopo, fu una specie di cometa che schizzò verso la rete.

L’impatto generò una muta esplosione abbagliante.

Quando la luce si dissipò, Talbain era in ginocchio, ansante, ma vivo, anche se rivoli di fumo si levavano dalla sua pelliccia. “Niente…male…”

Il resto della squadra si mise in formazione. “Coraggio, umano!” ruggì Lobo. “Fatti avanti, fatti vedere!”

“Non hai bisogno di chiedermelo due volte, assassino,” disse una voce calma, sicura di sé. Poco dopo, giunsero i passi metallici.

La sua armatura era essa stessa una fonte di luce. Un’armatura di oro venato d’argento, con una maschera metallica perfettamente modellata, al punto che…no! Non una maschera, ma il suo volto, che si mosse ad ogni parola pronunciata. “Io sono Gabriel, il signore dei Morlock, lupi. Le vostre invasioni finiscono qui.”

“Ma davveeero?” Lobo avanzò di un passo. “Non sei riuscito ad ammazzarmi con un colpo diretto, prima. Come pensi di farci fuori tutti e cinque, ora?”

“Con un piccolo aiuto dai miei amici.” Gabriel schioccò le dita. Il gesto produsse dei globi di energia tutt’intorno a loro. Poi quei globi si tramutarono in altrettanti Morlock dalle sembianze più disparate.

Gabriel sorrise, sempre con quel tono placido. “Allora, quelle considerazioni sulla resa?”

“Allora, quelle considerazioni sulla resa?” ripeté, ridacchiando, una voce gutturale

“Allora, quelle considerazioni sulla resa?” fece la stessa cosa una seconda, simile voce.

E poi una terza. E una quarta.

Gabriel si sentì improvvisamente meno sicuro di sé. “Cosa..?”

Un momento dopo, fu di nuovo il caos! Al posto di quattro dei Morlock c’erano adesso altrettanti ‘replicanti’ di Lobo, e tutti determinati a prendersi le vite dei Morlock che non erano stati ‘posseduti’.

Gabriel caricò le mani di energia…ma si trovò colpito allo stomaco dal piede artigliato di Talbain. Andò a finire contro la parete, e subito il Predatore gli fu addosso. Con un colpo di artigli, il Deviante mannaro gli aprì di netto l’armatura, dall’addome al petto! Gabriel urlò orrendamente, mentre ora sangue scarlatto colava lungo il metallo.

Non era un’armatura. Era la sua carne viva che era stata aperta come una lattina.

Intanto, l’ultimo Morlock, un uomo con un solo occhio e un paio di corte corna sulla fronte, fu mandato al tappeto con un’ampia ferita sul torace.

“Stiamo solo perdendo tempo, qui,” disse Talbain. “Dobbiamo…ARRR!”

Purtroppo, in vantaggio o no, i licantropi avevano tutti i piedi nell’acqua. E non poterono evitare di essere investiti da una potente scarica elettrica!

Poco dopo, preceduti da passi di stivali di cuoio, arrivarono dei nuovi contendenti. Sei umani, quattro uomini e due donne, vestiti con uniformi militari e armati di fucili a triplice canna.

“Un buon bottino, non c’è che dire. E Gabriel in persona come bonus,” disse uno degli uomini. Appoggiò il piede sul fianco di Talbain. “Coraggio, gente, portiamoli via tutti. Prendete misure speciali per questi cagnacci.”

“Sì, Sergente,” fece una delle donne.

 

“Zitto, non muovere un muscolo, non pensare neppure.”

La voce di Nightwolf era appena un sibilo nelle orecchie di Nicholas. L’uomo si era nascosto in un angolo, tenendo il giovane mannaro con sé. Come Davy Hutch, un semplice spacciatore e tossico, prima che il suo mondo cambiasse per sempre, era abituato a vedersela con le improvvise irruzioni della Polizia. Era diventato in gamba a trovarsi degli angoli in cui infilarsi ed aspettare che il pericolo passasse…

Nightwolf e Nicholas videro una camionetta arrivare sulla scena. Poco dopo, i licantropi ed i mutanti vennero caricati di malagrazia sul veicolo. Solo Gabriel venne messo su una barella ed accudito con cura.

Gli uomini salirono a bordo, e il veicolo partì.

Solo a quel punto, Nicholas diede un morso al polso di Nightwolf, che lo lasciò andare con un verso di dolore.

“Perché non sei intervenuto?!” ringhiò il giovane. “Sei un vigliacco!”

Il riluttante guerriero si massaggiò il polso, ma vide che tanto la ferita quanto il costume si erano già rimarginati. Fissò incredulo quel fenomeno. “Io… Piccolo, tu non capisci. Io…”

Quel cucciolo non era decisamente il tipo da lacrimoni. Il suo volto era una maschera di rabbia più matura dei suoi anni.

E questo aumentò la vergogna dell’adulto. Nightwolf scosse la testa. “Io dovrei essere…” dove? In prigione, ad aspettare il suo turno di essere abusato? Oppure in qualche appartamento disabitato a farsi un bel buco per dimenticare la fame e la solitudine?

Garantito, era finito in un mondo, quello dei mannari, che violava molte delle cose in cui aveva sempre creduto -almeno prima di entrare nel fantasmagorico mondo della tossicodipendenza.

E Nicholas continuava a guardarlo.

Almeno, in questo bizzarro mondo, Davy Hutch aveva una chance di fare qualcosa di buono. La guarigione dalla sua dipendenza era già un passo non da poco, vero?

Nightwolf si morse il labbro inferiore. “Ehi, Nicky. Cosa sai dirmi di quella gente?”

“Loro si fanno chiamare Plotone M, anche se tutti li chiamano Greenies. Per via delle loro uniformi, sai?

“Vanno in giro a cacciare mutanti, poi si prendono il loro territorio. Ho sentito dire che la loro base è un centro di comando militare, ai livelli più inferiori del Morlockworld.”

“Militari. Dio, ci mancavano solo loro… E immagino che tu sappia come raggiungere il loro covo, vero?”

Purtroppo, Nicholas scosse la testa.

“Lo sapevo: è il mio giorno fortunato. Prima il Demogorge, poi questo…obbe’, tanto vale darsi da fare.” Si concentrò. La sua forma passò istantaneamente a quella di un lupo dal pelo rosso e la schiena nera, con una mascherina nera intorno agli occhi.

“Wow,” disse Nicholas.

<E non chiedermi come faccio. C’è una specie di juju all’opera,> comunicò mentalmente il lupo, prima di mettersi ad annusare l’aria. Colse la traccia dei fumi di scarico. Era la prima volta che usava i suoi sensi a quel modo, ed era come vedere gli odori; temeva sarebbe stato sopraffatto dalla puzza, invece i suoi centri recettori si limitavano a trattare la pletora aromatica del Morlockworld come un occhio avrebbe trattato una varietà di colori.

Il lupo latrò. <Saltami in groppa, Nicky! Si va a caccia di cattivi.>

Il mannaro fu lieto di obbedire.

 

Teoricamente, la sola scarica elettrica non sarebbe certo bastata a mettere fuori gioco i mannari per più di qualche minuto. Purtroppo, gli umani erano stati furbi: avevano applicato dei dispositivi neurosoppressori al cranio dei prigionieri, una tattica già collaudata con i Morlock.

Così, i quattro guerrieri continuavano a dormirsela della grossa, mentre la camionetta procedeva lungo i tunnel, scendendo di livello in livello, dove nessun altro Morlock era mai giunto prima[iii].

 

“Così, ce ne sono altri, di voi, fuori di qui?”

<Io non sono un licantropo. Ho solo avuto la sfiga, credo, di rubare la roba sbagliata. E sì, ce ne sono altri, molti altri. Cazzo, credo che siano più numerosi dei lupi veri. Noi come gruppo siamo quindici.>

“Wow. E scommetto che quello con la criniera d’argento è il più forte!”

<Maximus? Dovresti vedere Fenris: quello sì che da un nuovo senso a ‘grande, grosso e cattivo’. Ci fossero stati gli altri, saremmo già fuori di qui. Tu, piuttosto: che fine hanno fatto i tuoi genitori?>

Nicholas abbassò la testa. “Mi hanno gettato via. In un cassonetto, quando sono nato. Un Morlock mi ha trovato e mi ha portato quaggiù.”

<E dire che credevo fosse brutto essere scacciati di casa per avere rubato qualche spicciolo ai propri vecchi… Cristo su una Harley, ma quanto ancora c’è da andare giù, qui?> A dire il vero, Nightwolf era ben lontano dal sentirsi stanco.

In compenso, mano a mano che copriva terreno, l’odore della camionetta si faceva sempre più forte. Era chiaro che sempre meno Morlock scendevano quaggiù…

 

Finalmente, non c’erano più deviazioni o altri tunnel. Questo era il capolinea, il cuore del Morlockworld. E solo una gigantesca porta blindata lo proteggeva dall’esterno.

 

Il Sergente si sporse dal finestrino. Inserì in un lettore un tesserino su cui erano registrati tutti i suoi dati biometrici. Poi inserì la password alfanumerica personale.

Con uno scatto titanico, e con una lentezza che tradiva la sua robustezza, l’enorme portone si aprì in due.

 

La camionetta entrò in quella che era un’oasi di ordine ed efficienza, una cittadella nel mondo sotterraneo.

Con uno stridore di freni, il veicolo si fermò in mezzo alla piazzola. Due muletti, ognuno che reggeva una gabbia, si avvicinarono alla camionetta.

Il Sergente uscì. “Abbiamo roba interessante, questa volta. Portate un’ambulanza,” disse a un soldato. “Abbiamo Gabriel, anche se è messo davvero male. E preparate un altro paio di gabbie, di quelle extra strong: ci sono certi bestioni che non ci credereste, qua dentro.”

Un uomo con i gradi di Tenente si avvicinò al Sergente. “Caccia grossa, serg?”

“Ci può scommettere, Tenente. Abbiamo intercettato un po’ delle loro conversazioni, prima di attaccarli. Dia un’occhiata.” Aprì il portello.

Alla vista dei licantropi inerti, al Tenente quasi venne una sincope! “Cazzo! Ma che si sono mangiati questi? Morlock agli steroidi?”

“Hanno detto di venire dall’esterno. Pare che ce ne siano altri…”

Il Tenente si voltò. “Allora non ce ne frega un fico secco, fin quando questi restano quaggiù. Sbatteteli in gabbia, poi vedremo cosa ne vorrà fare di loro la sezione medic*urk!*”

Tenente!

L’uomo fissò con un’espressione quasi comica la zampa bianca, ora coperta di sangue, con degli artigli enormi, che gli spuntava dal torace insieme a frammenti di costole e del proprio cuore.

La mano fu tirata all’indietro, e Jon Talbain emerse dal veicolo. “Credo di avere il diritto di esprimere la mia posizione sulla vivisezione.”

Procedura S!” gridò il Sergente, estraendo la pistola e facendo fuoco.

Due soldati con il lanciafiamme diressero una coppia di getti contro la camionetta.

Talbain ringhiò e tornò dentro il veicolo, parandosi il muso con le braccia.

Poi la camionetta esplose!

Procedura S: sterilizzazione. Un metodo collaudato nel caso i dispositivi neurosoppressori si fossero guastati…come era evidente in questo caso… “Macchecc..?” il Sergente si parò il volto con una mano, mentre, improvvisamente, il rogo della camionetta veniva dissipato!

Gli uomini guardarono con stupore  la bolla di energia che sostituì il rogo. Poi la bolla si dissolse, rivelando un mucchio di Morlock inerti…e quattro licantropi in perfetta salute!

“Grazie per averci portati nella vostra tana, signori,” disse Jon Talbain. “Ora, intendete sottomettervi pacificamente, o dobbiamo cominciare a giocare duro?”



[i] Ultimo ep.

[ii] E per saperne di più, attendere il prossimo episodio, plz

[iii] OK, questa non me la potevo risparmiare J